PARTE SECONDA
I SACRAMENTI
1 La dottrina dei sacramenti è necessaria ai parroci
148 Se ogni parte della
dottrina cristiana richiede nel parroco sapere e diligenza, la dottrina dei
sacramenti, necessaria per volere di Dio e fecondissima di bene, suppone in lui
una capacità e uno zelo speciale, affinché i fedeli meditandola con cura e
frequenza vengano preparati a ricevere in maniera degna e salutare misteri così
eccelsi e sacrosanti. Nello stesso tempo i sacerdoti non si allontaneranno
dalla norma di quella divina interdizione: "Non date ciò ch'è santo ai
cani e non buttate le vostre perle davanti ai porci" (Mt 7,6).
2 Il termine "sacramento"
149 Volendo trattare dei
sacramenti in genere è bene cominciare dal valore e significato del termine
stesso, spiegandone i molteplici sensi, al fine di intendere più facilmente
qual è quello nel quale viene usato in questo caso. S'insegnerà pertanto ai
fedeli che il vocabolo "sacramento" è stato adoperato in diverso
senso dagli scrittori profani e da quelli sacri. I primi lo hanno applicato a
quell'obbligazione per la quale ci costringiamo, con giuramento, a un qualche
vincolo di servitù. Così il giuramento con cui i soldati promettevano fedeltà
allo Stato veniva chiamato sacramento militare; questo sembra il significato
più frequente della parola presso gli scrittori profani.
Ma i Padri latini che
scrissero di argomenti sacri intesero per sacramento una cosa sacra che si
mantiene occulta, nel medesimo senso cioè nel quale i greci adoperavano la
parola mistero. Appunto in questo senso si deve prendere la voce sacramento
nell'epistola a quei di Efeso: "Per far noto a noi il sacramento della sua
volontà" (Ef 1,9) e a Timoteo: "Grande è il sacramento della
pietà" (1 Tm 3,16) e nella Sapienza: "Disconobbero i sacramenti di
Dio" (Sap 2,22). In questi passi e in molti altri, sacramento non
significa altro che cosa sacra, nascosta e occulta.
Perciò i dottori latini
giudicarono potersi rettamente chiamare sacramenti taluni segni sensibili che
esteriormente mostrano e quasi pongono sotto gli occhi la grazia che producono,
sebbene essi, a detta di san Gregorio, si possano anche dire sacramenti in
quanto la divina virtù vi opera in segreto la salvezza, sotto il velame di
segni corporei (In lib. 1 Regum, cap. 16). Né pensi qualcuno che tale vocabolo
sia recente nella Chiesa; poiché chi scorre san Girolamo e sant'Agostino
facilmente rileverà come questi antichi scrittori della nostra religione, a
dimostrazione del medesimo oggetto di cui trattiamo, spessissimo adoperano la
parola sacramento e talora quelle di simbolo, segno mistico o segno sacro. E
basti, per il nome di sacramento, quanto abbiamo detto e che si può applicare
anche ai sacramenti dell'antica legge: di questi ultimi però non è necessario
dare istruzioni ai parroci, essendo stati aboliti dalla legge evangelica e
dalla grazia.
3 Definizione del sacramento
150 Oltre al significato del
termine, illustrato fin qui, importa investigare diligentemente il valore e la
natura del sacramento ed esporre ai fedeli che cosa sia. Nessuno dubita che i
sacramenti appartengano a quel genere di mezzi che procacciano la salvezza e la
giustizia. Ma sebbene siano molte le espressioni ritenute idonee a chiarire
tale argomento, nessuna definizione appare più piana e lucida di quella data da
sant'Agostino e seguita poi da tutti i dottori scolastici: "Sacramento è
un segno di cosa sacra" (De civit. Dei, 10, 5); o, per usare altre parole
del medesimo significato: "Sacramento è un segno visibile della grazia
invisibile, istituito per la nostra giustificazione" (san Bernardo,
Discorso della cena, 2).
4 Spiegazione della definizione: "un segno"
151 A meglio chiarire questa
definizione, i parroci la spiegheranno partitamente. Anzitutto insegneranno che
sono due i generi delle cose percepite con i sensi. Esse infatti o sono state
inventate per significarne altre, oppure hanno la loro ragion d'essere in se
stesse. Nella seconda categoria entrano quasi tutte le cose prodotte dalla
natura; invece nella prima abbiamo le parole, la scrittura, i vessilli, le
immagini, le trombe e altre cose simili. Togliendo infatti a un vocabolo il suo
ufficio di significare, si toglie al tempo stesso la sua ragion d'essere.
Queste cose appunto sono dette propriamente segni, perché, come spiega
sant'Agostino, il segno, oltre alla cosa che offre ai sensi, ci fa anche
prendere cognizione di un'altra cosa, come dall'orma impressa nel suolo subito
ne deduciamo il passaggio di qualcuno, che ha lasciato appunto quest'impronta (De doctr. christ., 2, 1).
5 Perché il sacramento si dice segno
152 Ciò posto, è evidente che
il sacramento appartiene a quella categoria di cose che sono state istituite
per significarne altre, in quanto per mezzo di un'immagine e di una
similitudine rappresentano quel che Dio opera, per sua invisibile virtù, nelle
anime. Per portare un esempio che renda più chiara la spiegazione, il
Battesimo, cioè l'abluzione esterna con l'acqua mentre si pronuncia la formula
prescritta, significa che per virtù dello Spirito Santo ogni macchia di peccato
e ogni turpitudine interiore viene mondata e le anime nostre si adornano del
prezioso dono della giustizia celeste. Cosicché nel tempo stesso, come
spiegheremo in seguito, detta abluzione corporale produce nell'anima quello che
significa.
Ma anche dalla Scrittura si
ricava chiaramente che il sacramento deve collocarsi tra i segni. Infatti cosi
scrive l'Apostolo ai romani sulla circoncisione, sacramento dell'antica legge
dato ad Abramo, padre di tutti i credenti (Gn 17,10); "Egli ricevette il
segno della circoncisione, segno della giustizia ricevuta per la fede" (Rm
4,11). Afferma pure che noi tutti, battezzati in Gesù Cristo, siamo stati
battezzati nella sua morte (Rm 6,3).
Qui giova rilevare che
Battesimo significa per l'appunto (come dice l'Apostolo) che noi siamo stati
insieme con lui sepolti nel Battesimo per morire (ibid. 6,4). Molto gioverà al
popolo fedele intendere che i sacramenti appartengono al genere dei segni,
perché più facilmente si persuaderà che le cose da essi significate, contenute
e prodotte sono sante e auguste e, una volta conosciuta la loro santità, sarà
eccitato a venerare più profondamente la bontà di Dio verso di noi.
6 Il sacramento è un segno stabilito da Dio
153 Rimangono da spiegare le
parole "di una cosa sacra", che costituiscono la seconda parte della
definizione, ma per farlo più ampiamente è opportuno rifarsi da principio a
esaminare l'acuta e sottile trattazione di sant'Agostino sulla varietà dei
segni (De doctr. christ., 2, 1).
Alcuni di essi si dicono
naturali, perché producono in noi la cognizione non solo di noi stessi, ma
anche di qualche altra cosa (il che è comune a ogni genere di segni come è
stato detto sopra); il fumo, per esempio, accusa subito la presenza del fuoco.
Questo segno si chiama naturale, perché il fumo non significa il fuoco per
convenzione, ma per esperienza; chi vede il solo fumo, subito ne deduce la
presenza e la forza del fuoco ancora latente.
Altri segni non sono
naturali, ma convenzionali e inventati dagli uomini per poter parlare tra di
loro, aprire ad altri i sensi dell'animo proprio e insieme conoscere i giudizi
e i propositi degli altri. Questi sono molteplici e vari, come si rileva dal
fatto che alcuni si riferiscono alla vista, molti all'udito, il resto agli
altri sensi. Quando, per esempio, per manifestare qualche cosa agitiamo una
bandiera, è chiaro che il segnale si riferisce esclusivamente alla vista;
mentre il suono delle trombe, del flauto, della cetra, provocato non solo per
diletto, ma spesso per significare qualche cosa, spetta all'udito. Soprattutto
in questo senso vanno prese le parole, che mirabilmente valgono a esprimere i più
riposti pensieri dell'animo.
Oltre ai segni costituiti per
consenso e convenzione degli uomini, ve ne sono altri stabiliti da Dio, pur non
essendo tutti, per comune consenso, del medesimo genere. Taluni infatti sono
stati dati da Dio agli uomini, solo per significare o ricordare qualche cosa,
come le purificazioni, il pane azzimo e molte altre spettanti al culto mosaico;
altri invece non servono solo per significare, ma anche per produrre (un
effetto). Tra questi ultimi si devono evidentemente enumerare i sacramenti
della nuova legge, i quali appunto sono segni d'istituzione divina e non
d'invenzione umana. Essi, come noi crediamo fermamente, hanno in sé la virtù
d'operare quello che significano.
7 Differenza tra il sacramento e gli altri segni sacri
154 Come i segni sono di vari
tipi, secondo quanto abbiamo mostrato, così anche le cose sacre sono di diverse
specie. Per quel che riguarda la definizione dei sacramenti gli scrittori
ecclesiastici mostrano che sotto il nome di "cosa sacra" si deve
intendere la grazia di Dio, che ci fa santi e ci adorna dell'abito di tutte le
virtù divine. A buon diritto le attribuirono questo senso, perché per suo
beneficio l'anima si consacra a Dio e a lui si congiunge. Pertanto, per
chiarire più esplicitamente che cosa è sacramento, si dovrà spiegare che esso è
una cosa sensibile che, per istituzione divina, ha la virtù non solo di
significare, ma anche di produrre la santità e la giustizia. Donde segue, come
ciascuno facilmente comprenderà, che le immagini dei santi, le croci e simili,
pur essendo segni di cose sacre, non si possono chiamare sacramenti.
Sarà facile comprovare la
verità di questa dottrina con l'esempio di tutti i sacramenti, facendo
un'applicazione analoga a quella da noi esposta a proposito del Battesimo, là dove
facemmo osservare che la solenne abluzione del corpo è il segno e ha
l'efficacia di una realtà sacra che lo Spirito Santo opera nell'interno
dell'anima.
8 Molteplici significati dei sacramenti
155 Questi mistici segni
istituiti da Dio sono destinati, sempre per divina disposizione, a significare
non una sola cosa, ma molte insieme. Il che si rileva in tutti e singoli i
sacramenti, i quali, oltre la santità e la giustizia, esprimono due altre cose
strettissimamente congiunte con la santità, cioè la passione del Redentore,
causa della santità, e la vita eterna, o celeste beatitudine, a cui, come al
fine, la nostra santità è diretta. E poiché questo si può rilevare in tutti i
sacramenti, a buon diritto gli scrittori ecclesiastici hanno insegnato che ogni
sacramento ha un triplice significato: ricorda una cosa passata, indica e
mostra una cosa presente; preannunzia una cosa futura.
Né si creda che questo loro
insegnamento non sia suffragato dalla testimonianza della Scrittura. Quando
l'Apostolo dice: "Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, nella
morte di lui siamo stati battezzati" (Rm 6,3) chiaramente mostra che il
Battesimo intanto è un segno, in quanto commemora la passione e la morte del
Signore. E quando prosegue: "Poiché siamo stati insieme con lui sepolti
nel Battesimo per morire, affinché siccome Cristo risuscitò da morte per gloria
del Padre, così noi viviamo nuova vita" (ibid. 4) vuol significare che il
Battesimo è un segno per il quale viene infusa in noi la grazia celeste; grazia
che ci da la forza di iniziare una nuova vita e di compiere con alacrità e con
gioia tutti i doveri della vera pietà. E nel concludere con l'espressione:
"Se noi siamo stati innestati alla raffigurazione della sua morte, lo
saremo anche alla risurrezione" (ibid. 5) vuole evidentemente insegnarci
che il Battesimo significa anche la vita eterna, che appunto in forza di esso
potremo un giorno conseguire.
Ma oltre alle varie specie di
significati, ora menzionati, avviene spesso che un sacramento non esprima e
figuri soltanto una cosa presente, ma molte, come facilmente si vede nel
santissimo sacramento dell'Eucaristia. Esso significa insieme la reale presenza
del corpo e del sangue del Signore e la grazia che ne ricevono coloro i quali
degnamente si accostano ai sacri misteri.
Da quanto abbiamo esposto non
mancheranno ai pastori argomenti per esporre quanta divina potenza e quali
arcani miracoli si celino sotto i sacramenti della nuova legge e quindi per
persuadere i fedeli a trattarli e riceverli con la più religiosa pietà.
9 Cause dell'istituzione dei sacramenti della nuova legge
156 A insegnare il retto uso
dei sacramenti nulla è più adatto che esporre con diligenza le cause della loro
istituzione. La prima consiste nella debolezza dell'intelletto umano, la cui
natura è tale che noi non possiamo aspirare di giungere alla cognizione delle
cose intelligibili se non attraverso quelle sensibili. Ora, affinché noi
potessimo più facilmente comprendere quello che opera la virtù di Dio, lo
stesso divino Creatore con infinita sapienza ha provveduto, per sua benignità
verso di noi, a esprimere questa virtù con taluni segni sensibili. Infatti,
come ha scritto san Giovanni Crisostomo, se l'uomo non avesse avuto il corpo,
gli sarebbero stati offerti quei beni nudi e senza involucro; ma essendo
l'anima unita al corpo, è assolutamente necessario per lei servirsi delle cose
sensibili per giungere a comprenderli (Hom.
in Matth., 82, 4).
La seconda causa sta nel
fatto che l'animo nostro non si muove facilmente a credere quel che gli viene
promesso. Perciò Iddio, fin dal principio del mondo, ha avuto cura di ricordare
frequentemente le sue promesse. Talora però nell'annunziare opere la cui
grandiosità avrebbe potuto scuotere la fede nelle sue promesse, aggiunse alle
parole altri segni, che avevano sovente l'aspetto di miracoli. Quando, per
esempio, Dio inviò Mosè per liberare il popolo d'Israele ed egli, nonostante il
sostegno dell'aiuto di Dio che gli parlava, temeva di sobbarcarsi un peso
superiore alle sue forze, mentre il popolo, da parte sua, si sarebbe rifiutato
di prestar fede agli oracoli divini, ecco che il Signore confermò la sua
promessa con molti e vari prodigi (Es 3,11.19). Come dunque nell'Antico
Testamento Dio attestò con segni miracolosi la certezza di qualche sua grande
promessa, così nella nuova legge Cristo redentore nostro, promettendo a noi il
perdono dei peccati, la grazia celeste, la comunicazione dello Spirito Santo,
istituì alcuni segni capaci di colpire la vista e gli altri sensi, affinché
servissero come di pegno per noi e c'impedissero di dubitare della sua fedeltà
alle promesse.
La terza causa fu di far
servire questi segni quali rimedi, come scrive sant'Ambrogio (Exp. evang. sec. Lucam, 10, 30, lib. 7,
n. 73), e quali medicamenti del Samaritano evangelico, per ridare e conservare
la salute delle anime. Infatti la virtù che emana dalla passione di Cristo,
cioè la grazia che ci ha meritato sull'altare della croce, deve pervenire a noi
come attraverso un canale, mediante i sacramenti; in altra maniera non c'è
speranza di salute per nessuno. Perciò il clementissimo Signore volle lasciare
alla Chiesa con la sanzione della sua parola e della sua promessa i santi
sacramenti, affinché fermamente credessimo che per loro mezzo ci viene
comunicato il frutto della sua passione, purché ciascuno applichi a sé con
religiosa pietà questo farmaco di guarigione.
La quarta causa che ha reso
necessaria l'istituzione dei sacramenti è stata quella di costituirli come
caratteri e simboli di riconoscimento tra i fedeli. Infatti nessuna società umana
può sussistere in un corpo unitario, vera o falsa che sia la sua religione,
senza esser collegata da qualche segno visibile, come insegna sant'Agostino (Contra Faustum, 29, 11). Ora, i
sacramenti della nuova legge offrono questa duplice funzione di distinguere i
cristiani dagli infedeli e di stringere fra loro in santo vincolo i fedeli
medesimi.
Un'altra giustissima causa
dell'istituzione dei sacramenti si può desumere da quelle parole dell'Apostolo:
"Con il cuore si crede per avere la giustizia e con la bocca si fa
confessione per la salvezza" (Rm 10,10). Con i sacramenti noi professiamo
e facciamo conoscere la nostra fede davanti agli uomini. Infatti ricevendo il
Battesimo pubblicamente attestiamo di credere che, in virtù di quell'acqua che
ci lava nel sacramento, avviene la purificazione spirituale dell'anima. Dunque
i sacramenti hanno una grande efficacia non solo per eccitare e alimentare la
fede nelle anime nostre, ma anche per accendere quella carità che dobbiamo
nutrire gli uni per gli altri, ricordandoci di essere collegati da strettissimo
vincolo e divenuti membri di un medesimo corpo, in virtù appunto della
comunione dei sacri misteri.
Da ultimo, cosa di grande
importanza per la cristiana pietà, i sacramenti domano e reprimono la superbia
della mente umana e ci esercitano nell'umiltà; perché così siamo costretti ad
assoggettarci a elementi sensibili, per ubbidire a Dio, noi che da lui ci
eravamo empiamente allontanati per servire agli elementi del mondo (Gal 4,9).
Tutto questo ci sembra
opportuno doversi insegnare ai fedeli intorno al nome, alla natura e alla
istituzione dei sacramenti. Fatto questo con diligenza, bisognerà ancora
spiegare di quali cose constino i singoli sacramenti, quali siano le loro
parti, i riti e le cerimonie a essi relative.
10 Materia e forma dei sacramenti
157 Bisognerà innanzi tutto
far notare che la cosa sensibile, di cui si parla nella definizione del
sacramento, non è unica, sebbene esso costituisca in verità un unico segno.
Ogni sacramento, infatti, consta di due cose, una delle quali ha carattere di
materia e si chiama "elemento", l'altra di forma e si dice
comunemente "verbo" o "parola". Questa è la dottrina
ricevuta dai Padri e può valere per tutti in proposito il notissimo passo di
sant'Agostino: "La parola si unisce all'elemento e si forma il
sacramento" (In evang. Joh., 80,
3). Quindi con il nome di cosa sensibile essi intendono sia la materia o
elemento (l'acqua per il Battesimo, il crisma per la Confermazione, l'olio per
l'Estrema Unzione, cose tutte che cadono sotto il senso della vista), sia le
parole che hanno carattere di forma e cadono sotto l'udito. L'Apostolo ha
chiaramente indicato l'una e l'altra cosa scrivendo: "Cristo amò la Chiesa
e diede per lei se stesso, al fine di santificarla mondandola con il lavacro
dell'acqua, mediante la parola di vita" (Ef 5,25.26). Nel passo sono
espresse la materia e la forma del sacramento.
Era necessario
aggiungere le parole alla materia, perché divenisse più esplicito e chiaro il
significato del rito. La parola infatti è il più perspicuo di tutti i segni; se
essa manca, rimane oscuro il significato della materia dei sacramenti.
Consideriamo, per esempio, il Battesimo. Siccome l'acqua ha il potere tanto di
rinfrescare che di lavare e potendo essere simbolo di entrambi, se non si
aggiungono le parole, potrà forse taluno, per congettura, giudicare quale dei
due sia il vero, ma non potrà mai affermarlo con certezza. Invece, adoperando
le parole, comprendiamo subito che l'acqua ha la virtù e il significato di
purificare.
Appunto in questo i nostri
sacramenti si avvantaggiano su quelli dell'antica legge, i quali non avevano,
per quanto ne sappiamo, nessuna determinata forma di amministrazione, riuscendo
perciò incerti e oscuri; i nostri invece hanno una formula così precisa che, allontanandosi
da essa, cessa l'esistenza stessa del sacramento; essi riescono perciò ben
chiari ne lasciano luogo al dubbio. Tali dunque sono le parti che costituiscono
la natura e la sostanza dei sacramenti e di cui necessariamente consta ciascuno
di essi.
11 Cerimonie dei sacramenti
158 Alla materia e alla forma
si aggiungono le cerimonie che, salvo il caso di necessità, non possono
omettersi senza peccato, ma che, pur omesse, non distruggono il valore del
sacramento, poiché non appartengono all'essenza di esso. Giustamente fin dai
primi tempi della Chiesa si è sempre usato di amministrare i sacramenti con
solenni cerimonie. Anzitutto perché è sommamente conveniente tributare ai sacri
misteri un tale culto religioso, affinché da santi trattassimo le cose sante.
In secondo luogo gli effetti del sacramento sono meglio chiariti dalle
cerimonie, che quasi ce li pongono sotto gli occhi e imprimono più altamente la
loro santità nell'animo dei fedeli. Infine le cerimonie elevano la mente di chi
le guarda e le osserva con diligenza al pensiero delle cose celesti ed eccitano
in lui la fede e la carità. Perciò bisogna adoperare grande cura e diligenza,
affinché i fedeli conoscano a fondo il valore delle cerimonie proprie di
ciascun sacramento.
12 Il numero dei sacramenti
159 Bisogna spiegare anche il
numero dei sacramenti. Tale cognizione riuscirà utile ai fedeli che con tanta
maggiore pietà saranno indotti a lodare e magnificare la singolare bontà di Dio
con tutta la potenza del cuore, quanto più vedranno che sono numerosi gli aiuti
a noi preparati da Dio per conseguire la salvezza e la vita beata.
I sacramenti della Chiesa
cattolica sono sette, come è provato dalla Scrittura, confermato dalla
tradizione dei Padri e attestato dall'autorità dei concili. Perché non siano né
più né meno, si può mostrare, con plausibile argomentazione, dall'analogia che
esiste tra le situazioni della vita naturale e quelle della vita
soprannaturale.
L'uomo infatti per
cominciare la vita, conservarla e renderla utile per sé e per la società ha bisogno
di sette cose. Come individuo ha bisogno di nascere, crescere, alimentarsi,
curarsi in caso di malattia, rafforzarsi in caso di debolezza; come membro
della società ha bisogno di essere governato dall'autorità dei magistrati, che
dovranno reggerlo e governarlo; inoltre ha bisogno di conservare se medesimo e
tutta l'umana famiglia mediante la generazione di legittima prole. Ora tutto
questo risponde appieno anche alla vita spirituale dell'anima; e qui appunto è
riposta la ragione del numero settenario dei sacramenti.
Viene innanzi a tutti il
Battesimo, porta degli altri sacramenti, per il quale rinasciamo a Cristo; poi
la Confermazione che ci accresce e irrobustisce nella grazia divina; il Signore
infatti, come osserva sant'Agostino (Epist.,
265), disse agli Apostoli già battezzati: "Trattenetevi in città finché
non siate investiti di potenza dall'alto" (Lc 24,49). Indi l’Eucaristia,
cibo che alimenta e sostiene il nostro spirito, avendo detto il Signore:
"La mia carne è davvero cibo e il sangue mio è davvero bevanda" (Gv
6,56). La Penitenza restituisce la sanità perduta per le ferite del peccato;
l'Estrema Unzione cancella i residui del peccato e ricrea le forze dell'anima,
secondo la testimonianza di san Giacomo su questo punto: "Se [l'infermo]
si trova con dei peccati, gli saranno rimessi" (Gc 5,15). L'Ordine sacro
dona la potestà di esercitare perennemente nella Chiesa il pubblico ministero
dei sacramenti e compiere tutte le sacre funzioni. Da ultimo viene il
Matrimonio, in virtù del quale, dal legittimo e santo connubio dell'uomo e
della donna, sono procreati e religiosamente educati i figlioli al culto di Dio
e alla conservazione del genere umano.
13 I sacramenti non sono tutti ugualmente necessari
160 Importa sommamente notare
che i sacramenti, pur avendo in sé una mirabile virtù divina, non hanno però
tutti una pari necessità e dignità, ne un solo e medesimo significato. Tre di
essi sono necessari più degli altri, sebbene per motivi diversi. Il Battesimo è
necessario a tutti senza eccezione, come ha dichiarato il Salvatore medesimo:
"Chi non rinascerà per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di
Dio" (Gv 3,5). La Penitenza è necessaria soltanto a coloro che, dopo il
Battesimo, sono caduti in qualche peccato mortale. Essi non potranno sfuggire l'eterna
dannazione, se non avranno fatto legittima penitenza del peccato commesso.
L'Ordine sacro, infine, è necessarissimo non ai singoli fedeli ma a tutta la
Chiesa.
Se guardiamo alla dignità,
l'Eucaristia precede tutti gli altri per la santità, il numero e la grandezza
dei suoi misteri; ciò s'intenderà meglio spiegando a suo luogo quel che si
riferisce ai singoli sacramenti.
14 Gesù Cristo è l'autore dei sacramenti
161 Bisogna poi esaminare da
chi abbiamo ricevuto questi santi e divini misteri, giacché il valore di un bei
dono viene assai aumentato dalla dignità ed eccellenza del donatore. La
risposta è facile. Essendo Dio la fonte della giustificazione degli uomini ed
essendo i sacramenti i mirabili strumenti di questa giustificazione, è evidente
che noi dobbiamo riconoscere quest'unico e medesimo Iddio come autore, in
Cristo, della giustificazione e dei sacramenti. Inoltre i sacramenti possiedono
una forza efficace che penetra nell'interno dell'anima. Ora, poiché appartiene
esclusivamente a Dio penetrare nei cuori e nelle menti degli uomini, ne segue
che Dio stesso ha istituito, per il tramite di Cristo, i sacramenti, come
dobbiamo ritenere con fede certa e costante che è sempre Dio a dispensarne
inferiormente la virtù. Tale appunto è la testimonianza che il Battista
dichiarava aver ricevuto in proposito: "Chi mandò me a battezzare in
acqua, quegli mi disse: "Colui nel quale vedrai discendere e fermarsi lo
Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo"" (Gv 1,33).
15 I ministri dei sacramenti
162 Dio, pur essendo
l'autore e il dispensatore dei sacramenti, ha voluto che nella Chiesa ne
fossero ministri non gli angeli, ma gli uomini. La tradizione costante dei
Padri ci conferma che per produrre un sacramento, oltre alla materia e alla
forma, si richiede anche il ministro. Questi ministri, mentre compiono quella
data funzione, non agiscono in nome proprio, ma in persona di Cristo. Perciò,
siano essi buoni o cattivi, purché adoperino la forma e la materia istituita da
Cristo e sempre adoperata dalla Chiesa cattolica e si propongano di fare quel
che fa la Chiesa amministrandoli, producono e conferiscono veramente i
sacramenti. Quindi nulla può impedire il frutto della grazia, a meno che coloro
che li ricevono vogliano da sé privarsi di un tanto bene e resistere allo
Spirito Santo.
Questa è stata sempre la
sentenza certa e costante della Chiesa, come ha dimostrato chiarissimamente
sant'Agostino nel suo trattato contro i Donatisti (Del bapt. Contro Donat., 3, 10; 4, 4; 5, 19; Contro Crescen., 4, 20). E se vogliamo argomenti scritturali, li
troviamo in queste parole dell'Apostolo: "Io ho piantato, Apollo ha
irrigato, ma Dio ha fatto crescere; di guisa che sono nulla colui che pianta e
colui che irriga, ma solo Dio che fa crescere" (1 Cor 3,6.7). Da questo
passo rileviamo che come agli alberi non nuoce la malvagità di chi li ha
coltivati, così nessun male può derivare in coloro che sono stati innestati in
Cristo, da parte di ministri perversi. Perciò, come i santi Padri c'insegnarono
spiegando il Vangelo di san Giovanni (Gv 4,2), anche Giuda Iscariota battezzò
molti e non leggiamo che alcuno di essi fosse ribattezzato. Ciò ha fatto
scrivere a sant'Agostino queste parole mirabili: "Giuda ha battezzato e
nessuno ha ribattezzato dopo di lui; il Battista ha battezzato e i suoi sono
stati ribattezzati; perché il battesimo di Giuda, anche se dato da Giuda, era
il battesimo di Cristo, mentre quello del Battista era del Battista.
Giustamente quindi noi anteponiamo non Giuda a Giovanni, ma il battesimo di
Cristo, anche amministrato da Giuda, a quello del Battista, anche se
amministrato da lui in persona" (In
evang. loh., 5, 18).
Non per questo i parroci e
gli altri ministri dei sacramenti pensino, udendo ciò, che sia loro lecito
trascurare l'integrità dei costumi e la purezza del cuore, limitandosi a
osservare le rubriche nell'amministrazione dei sacramenti. Bisogna certo
osservarle con diligenza, ma non consistono in esse tutti gli obblighi relativi
a detta amministrazione. Dovranno sì sempre ricordare che i sacramenti non
perdono mai la divina virtù insita in loro, ma tale virtù può causare la morte
e il danno eterno di chi li tratta con mani impure. Le cose sante (giova
ripeterlo più e più volte) vanno trattate con santità e con rispetto.
Dio ha detto al peccatore,
presso il Salmista: "Perché vai parlando dei miei statuti e hai sempre il
mio patto in bocca, mentre tu odii il freno della legge?" (Sal 49,16).
Ora, se è interdetto al peccatore di parlare delle cose divine, quanto maggior
colpa commetterà chi, pur essendo consapevole di molte iniquità, non teme di
compiere con la sua bocca contaminata i divini misteri, di toccarli con le sue
mani sozze, di offrirli e amministrarli agli altri? E si noti che san Dionigi
ha scritto che non è permesso ai cattivi di toccare i simboli; questo è il nome
che egli da ai sacramenti (De eccl.
hierar; cap. 1).
Perciò i ministri delle cose
sacre cerchino anzitutto di acquistare la santità; accedano puri ad
amministrare i sacramenti e si esercitino nella pietà, in guisa tale che dal
frequente uso e ministero di essi, ne derivi in loro, con l'aiuto di Dio, una
grazia sempre più abbondante.
16 Effetto dei sacramenti: la grazia santificante
163 Dopo si dovrà insegnare
quali siano gli effetti dei sacramenti, il che arrecherà molta luce alla
definizione dei sacramenti data più sopra. Questi effetti sono principalmente
due. Prima anzitutto la grazia che, secondo la terminologia dei dottori, è
detta "santificante". L'Apostolo lo ha chiaramente insegnato
scrivendo: "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, al fine
di santificarla, purificandola con il lavacro dell'acqua, mediante la parola di
vita" (Ef5,25.26). Come possa compiersi sì grande e mirabile portento per
mezzo del sacramento, come avvenga, per citare il celebre detto di
sant'Agostino, che "l'acqua lavi il corpo e tocchi il cuore" è cosa
che non si può comprendere con la ragione umana. Nessuna cosa sensibile, tutti
l'ammettono, è di sua natura capace di penetrare nell'anima. Ma alla luce della
fede sappiamo che nei sacramenti è riposta una virtù di Dio onnipotente, per
cui possono produrre ciò che le cose sensibili non potrebbero da sé sole.
E affinché nessun dubbio
possa sussistere nell'anima dei fedeli, volle Iddio clementissimo fin dal
principio manifestare con miracoli l'effetto che i sacramenti producono
nell'interno. Questo perché noi con ferma fede credessimo che un tale effetto
perpetuamente si produce, pur essendo cosi remoto dai sensi. Tralasciamo il
fatto che dopo il battesimo del Redentore nel Giordano si aprirono i cieli e
scese lo Spirito Santo in forma di colomba (Mt 3,16), per significarci che
viene infusa la sua grazia nell'anima quando veniamo battezzati al sacro fonte;
tralasciamo questo fatto, perché si riferisce più alla santificazione del
Battesimo che all'amministrazione di esso. Ma non leggiamo forse che il giorno
di Pentecoste, quando gli Apostoli ricevettero lo Spirito Santo, che li rese
più alacri e forti a predicare la verità della fede e a sfidare i pericoli per
la gloria di Cristo, venne all'improvviso dal cielo un suono, come si fosse
levato un vento gagliardo e apparvero a essi delle lingue distinte, quasi di
fuoco? (At 2,3). Questo volle significare che il sacramento della Confermazione
dona a noi il medesimo Spirito e ci accresce le forze per resistere alla carne,
al mondo, al demonio, che sono i nostri eterni nemici. All'alba della Chiesa si
sono frequentemente rinnovati tali miracoli, quando gli Apostoli amministravano
i sacramenti, ma poi, confermata e corroborata ormai la fede, cessarono.
Da quanto abbiamo esposto
intorno alla grazia santificante, primo effetto dei sacramenti, si ricava
chiaramente che i sacramenti della nuova legge hanno una virtù ben più insigne
ed efficace che non quelli dell'antica. Questi, essendo deboli e poveri
elementi (Gal 4,9), santificavano quanto alla mondezza della carne (Eb 9,13),
ma non dell'anima. Perciò furono istituiti soltanto come simboli di quegli
effetti che i nostri misteri dovevano produrre. Invece i sacramenti della nuova
legge, sgorgati dal costato di Cristo, che per Spirito Santo offrì se stesso
immacolato a Dio, mondano la nostra coscienza dalle opere di morte, per farla
servire al Dio vivente (Eb 9,14). Quindi operano, in virtù del sangue di
Cristo, quella grazia che significano. Se dunque li paragoniamo agli antichi
sacramenti, li troviamo insieme più efficaci negli effetti, più ubertosi nei
frutti, più augusti nella santità.
17 Effetto speciale di alcuni sacramenti: il carattere
164 Altro effetto, non però
comune a tutti i sacramenti, ma proprio solo di tre. Battesimo, Cresima e
Ordine sacro, è il carattere che essi imprimono nell'anima. Quando l'Apostolo
scrive: "Dio è quegli che ci ha uniti e sigillati e ha infuso nei nostri
cuori la caparra dello Spirito" (2 Cor 1,21) ha espresso chiaramente con
le parole ci ha sigillati il carattere, il cui effetto peculiare è appunto
quello di marcare, contrassegnare.
Il carattere è come un
distintivo impresso nell'anima, che non si può mai cancellare e vi rimane
eternamente scolpito. Di esso sant'Agostino ha scritto: "Forse i
sacramenti cristiani saranno meno efficaci del distintivo materiale, che
distingue il soldato? Quando un soldato ritorna alla milizia che aveva
abbandonato, non gli se ne imprime un altro, ma si riconosce e si legittima
l'antico" (Contro epist. Parmen.,
2, 13; Epist. ad Bonif., 185, 6).
Il carattere produce due
effetti: rende atti a ricevere o compiere un dato ufficio sacro e distingue da
coloro che non ne sono insigniti. In forza del carattere battesimale, infatti,
siamo resi idonei a ricevere gli altri sacramenti e insieme ci distinguiamo,
come cristiani, dagli infedeli. Il medesimo si dica del carattere della Cresima
e dell'Ordine sacro. Il primo ci arma e ci addestra, come soldati di Cristo, a
confessare e difendere pubblicamente il suo nome; a resistere al nemico che si
cela in noi e agli spiriti maligni che sono nell'aria; nello stesso tempo ci
distingue dai soli battezzati, che sono come bambini nati da poco. Il secondo
da la potestà di produrre e di amministrare i sacramenti e insieme distingue
chi ne è insignito dalla rimanente massa dei fedeli. Deve pertanto accettarsi
la norma della Chiesa cattolica, la quale insegna che questi tre sacramenti
imprimono il carattere e non si possono mai ripetere.
18 Rispetto e frequenza dei sacramenti
165 Questo è quanto si deve
insegnare intorno ai sacramenti in generale. Trattando questo argomento i
parroci si sforzeranno di ottenere soprattutto due cose: primo, che i fedeli
comprendano di quanto onore, culto e venerazione siano degni questi doni
celesti e divini; secondo, che ne facciano un uso devoto e pio, poiché Dio
clementissimo li ha istituiti appunto per la salute di tutti, e talmente
s'innamorino della perfezione cristiana, da considerare come un danno il
rimanere privi per qualche tempo specialmente dei due salutari sacramenti della
Penitenza e della Eucaristia.
Facilmente i parroci
raggiungeranno lo scopo, se ripeteranno spesso ai fedeli quanto abbiamo detto
sopra intorno alla divinità e al frutto dei sacramenti: che essi cioè per prima
cosa sono stati istituiti da Gesù nostro redentore, dal quale nulla può uscire
che non sia perfettissimo; secondo, che quando si ricevono, ci penetra fin
nell'intimo del cuore l'efficacissima grazia dello Spirito Santo; terzo, che
possiedono una virtù mirabile e sicura nel curare le anime; quarto, che per
loro mezzo vengono a noi trasmesse le ricchezze immense della passione del
Signore. Faranno da ultimo notare che, pur essendo l'intero edificio cristiano
basato sul saldissimo fondamento della pietra angolare che è Cristo, sarebbe
assai da temerne la rovina, se non fosse sostenuto in ogni parte dalla
predicazione della parola di Dio e dall'uso dei sacramenti. Infatti i
sacramenti fanno nascere alla vita spirituale e forniscono quasi l'alimento per
la nutrizione, la conservazione e la crescita.
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